Ma ne’ tuoi negri
tumulti ancora
freme e precipita
l’anima mia. 250L’aure divora
pregne dell’orrida
disarmonia,
e col perverso
flutto, che s’alza, 255dal cor mi balza
libero il verso;
e, nella festa
della tempesta,
ardon le immagini, 260freme lo stil.
Addio, del ripido
Ponal torrenti,
gole nembose,
frane imminenti! 265Come una naiade
cinta di rose,
sul vostro calle
s’apre un’amabile
romita valle1. 270Ma rado albérgavi
lo sguardo e l’anima
del passeggier.
Se non che intrepidi
per gli antri cupi, 275nei boschi inospiti,
sull’erte rupi,
col primo effluvio