Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/235

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i - alla luna 229


     Quante tele e quanti carmi
50tu inspirasti, e bronzi e marmi,
senza amor che a noi ti stringa,
tu romita in grembo al ciel!
          Di Simonide la lira
al tuo lume ancor sospira,
55lá in Termopili solinga
tra le querce e il venticel.

     Pia non sei, ma non sei cruda
tu, di sensi affatto ignuda.
Pur la vergine ti manda
60la notturna sua canzon:
          parla a te del chiuso foco,
di sospiri accende il loco.
Ma la gelida tua landa
non contrista umano suon.

     65Meglio a te. Se errar non godi
sulle antiche ossa de’ prodi,
che fregiâr d’un mondo infranto
col lor sangue i vani altar;
          se il tuo raggio inerte scorre
70sovra il Libano e il Taborre,
dove i cedri al fiero canto
d’Isaia si conturbâr;

     non udisti almen le grida
del fuggiasco fratricida,
75né d’Abel l’estinto viso
i tuoi rai contaminò;
          e, a Getsemani movendo,
ti fu ignoto il bacio orrendo,
che degli angeli il sorriso
80in eterno addolorò.