Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/237

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i - alla luna 231


     Tutto muor d’umane tempre;
tu sei bella e giovin sempre.
115Dunque il duol dell’universo
ti fu sempre ignoto duol?
          No. Tu pur, superba dea,
lá nel ciel della Giudea
scolorasti, il dí che asperso
120d’atro sangue apparve il sol.

     Quando Cristo sulle spalle
tolse il legno, e ascese il calle
dei tormenti, e il capo afflitto
nella morte reclinò;
          125in quell’ora irati e folti
si rizzarono i sepolti,
e dei vivi il gran delitto
di terror ti circondò.

     Forse è ver. Da quel momento
130ti fu dato il sentimento;
e tu in ciel pensosa udisti
d’ogni Solima il sospir.
          Forse è vero. Il cor temprando
al tuo raggio arcano e blando,
135si può vivere men tristi,
meno rei si può morir.

     Cara luna, allor ch’io veggio
far le stelle a te corteggio,
e il tuo passo in alto preme
140i sentieri del Signor;
          teco parlo, e tu mi sveli
le armonie di nuovi cieli,
e la cetera mi freme
di mistero e di splendor.