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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/245

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la notte de' morti 239



     Spesso al balcone assiso,
cogli occhi inverso a’ monti,
45nei rosati tramonti
tiene immobile il viso.
E, s’io lo scuoto e interrogo,
sua pia consolatrice,
non è sempre di me ch’ei pensa e dice.


     50Mai non andiam soletti,
ch’io parlar non l’ascolti
di tombe e di sepolti.
Sin tra i piú allegri detti
ei fa passar l’imagine
55della Morte gentile.
Morte, amore e dolor, questo è il suo stile.


     Cotanto egli si piace
d’ogni pensier funèbre,
che, quando le palpèbre
60chiude talvolta in pace,
l’odo nei brevi e taciti
sogni sclamar: — Son lasso!
Bella angelica Morte, aprimi un sasso. —


     Se spira un ventolino
65nella verde foresta,
egli mi dice: — È questa
l’anima d’un bambino,
che va passando e ai roridi
orti del ciel sorride.
70Povera madre, che passar lo vide! —