E, quando, all’alba, mira
sui campi un fior morente,
ristá subitamente,
mi guarda, e poi sospira, 75gridando: — È senza termine
disperato martire
nascer fiore un istante e poi morire.
O padri miei! Caduti
voi siete in sepoltura, 80e all’iniqua natura
pagaste i suoi tributi
non fuor di tempo; e al tumulo
di voi, posto in ginocchi,
spargo, senza furor, pianto dagli occhi.
85Quando cadiam, noi foglie,
per lo soffio del verno,
giú nel silenzio eterno,
poco dolor ci coglie,
però che questo è l’ordine 90al fragil uom prefisso:
ire a suo tempo nell’ingordo abisso.
Ma sentirsi i giacinti
della morte sui panni,
e odorare a vent’anni 95l’incenso degli estinti,
qual fu d’Elisa, e ai zeffiri
del mattin profumato
nascer fiore e morir... questo è reo fato! —