Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/247

Da Wikisource.

la notte de' morti 241



     Cosí dicendo, il tetro
100viso sul petto abbassa,
e ogni obbietto che passa,
sia letizia o ferètro,
lo tocca indarno. A spiriti
remoti ei parla e, come
105li avesse innanzi, ne susurra il nome.


     Ah! dal dí che mutaste
col ciel le umane tempre,
ei vi ricorda sempre,
anime amate e caste;
110e, se gelosa insania
mi potesse dar guerra,
il ciel me la daria, non giá la terra! —


     Pietosamente china
alle fosse de’ miei,
115cosí parlar tu déi,
cosí, mia dolce Erina;
mentre sull’arche in candido
velo la luna ascende,
occhio soave della notte, e splende.


     120Ed io dagl’irti pruni,
e dalle aiòle erbose
io coglierò due rose
pe’ tuoi capelli bruni:
una, perché compiangere
125ai cari estinti sai;
l’altra, perché i tuoi dolci occhi mi dái.