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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/256

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250 viii - da «storia e fantasia»



     Funeste e paventose
le piú innocenti cose
115ti appariran. Di tossico
si tingerá il ruscel;
               del mite sole i rai
stilleran sangue; e udrai
di fiere trombe un sònito
120nel lene venticel.


     Questa è la colpa. È questo
il punitor funesto,
l’irto spavento, il bianco
figliuol della viltá.
               125E che dall’egro fianco
te lo divelga e il dissipi
per le agitate tenebre,
altri che Dio non v’ha.


     Tu, fantolin, non temi
130oggi il mio canto, e gemi
sol delle vacue favole,
che la nutrice ordí.
               Ma ne saprai l’occulto
senso, o futuro adulto.
135Cresce veloce agli uomini
sull’ombre vane il dí.


     Con tutti, o fantolino,
del mondo e del destino
tu tremerai quel giorno,
140che ti sia noto il ver.
               Giá ti susurra intorno
la livid’onda e il turbine
Su! la barchetta edifica,
o povero nocchier.