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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/294

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288 viii - da «storia e fantasia»



     La libreria dell’avolo
lá nella mia Dasindo
mi cominciò gli oracoli
20a bisbigliar di Pindo;
ma l’irto pedagogo
gittommi il Dante al rogo,
tonando dal suo tripode:
— Pane il cantar non dá. —


     25— Pur gli uccelletti cantano
e trovan pane anch’essi —
io mi diceva; e incorrere
l’ire tremende elessi,
e, con sul petto il peso
30di quel mio Dante acceso,
dissi alle rose e ai zeffiri
la negra iniquitá.


     Ma il buon curato, il sindaco,
lo spezial persino
35piangean co’ miei le indocili
follie del birichino,
ed eran pie soltanto
del birichino al canto
le cingallegre, i taciti
40venti e il fiorito april.


     Scesi alla dotta Padova
col fardellin dei carmi,
lode cercando; e rigido
nessun volea lodarmi.
45Chi colla lente al naso
mi ruppe il segnacaso,
chi mi gualcí l’epiteto,
chi mi castrò lo stil.