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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/39

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canto terzo 33

che, chiuso in altre voluttá, non plaude,
ma profondo sospira.
I canti estremi
125lacerarono Arrigo; e, quando Otello
con le sue mani furiose estinse
Desdemona infelice, inorridito
pianse l’inglese e ricercò sul volto
d’Edmenegarda una pietá segreta...
130Ed ella? Indarno la chiedea dal cielo.
     Da molti giorni era composto in pace
il cor d’Arrigo; e carezzava i figli
festevolmente, e sulle sue ginocchia
se li togliea, facendoli amorosi
135messaggieri di baci alla lor madre.
E alfin, quel dubbio ad espiar, risolse
per qualche dì, con dilicato affetto,
d’abbandonar la sua dolce compagna
e le venete spiagge; anche a rapirsi
140da quei duri pensieri.
A voi piú volte,
o friulane valli, inebriato
tornava Arrigo col desio; ché un’orma
in voi trovar della natal sua terra
gli parea sempre, e il vostro aere cortese
145gli custodiva il piú soave arcano
degli anni suoi: però che sulle sponde
del Tagliamento un dì vide una mesta
giovinetta vagar pensosamente,
al mite raggio delle prime stelle
150e ai fioretti del margo acconsentendo
qualche sospiro; e dimandò chi fosse;
e piú d’ogni altro gli fu caro il nome
d’Edmenegarda. E ancora una vaghezza
lo pungea di mirar quelle divelte
155torri, che la solinga edera allaccia.
Campo una volta a baronal fortuna,


G. PRATI, Poesie.

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