Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/43

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canto terzo 37

vede Leoni trapassar!
Le fibre,
le vene, l'ossa gli divampan tutte.
Ma sbarrata e di vetro è la pupilla;
260cadaverico il volto; e sol la vita
da un tremor lieve delle labbra appare.
Inchiodato così stette un istante.
Indi sorrise; e due gelate stille
dagli occhi morti gli colâr sul petto.
265Stette ancora un istante. Alfin si mosse
quel pallido fantasma; ad ineguali
passi arrivò sulla tradita soglia;
e l’aperse... e li vide... e d’uno sguardo
li fulminò. Poi chiuse.
Annichiliti,
270trascolorati, come fredde pietre
restâro entrambi. Edmenegarda tenta
trar dalla gola un solo accento; è indarno.
E, a forza sollevando la convulsa
testa, gli accenna di partir. Leoni
275la man ghiacciata le serrò.
— Congiunti.
donna, per sempre! —
E a proseguir non valse;
e, sovra il gel delle livide labbra
non baciato baciandola, col capo
vertiginoso, a strascico le membra
280disviluppando, di colá si tolse.
     Arrigo il vide ripassar. Fu un punto,
ch’ei non pose sovr’esso l’omicida
mano a strozzarlo. Ma, serrati i denti
e incrociate le braccia, ei si contenne.
285E, quando il seppe dileguato, un cupo
urlo mandò qual di ferito tigre ;
e sull’infame limitar, di nuovo
ritto, immobile apparve.