e mi fingea quegli árbori 50stuol di guerrieri, or furibondi or lieti,
dalle gualdane all’orrida
polve dei campi, sibilando, andar;
e a’ rai di luna i tremoli canneti
in irte lance si parean mutar.
55Anch’io fremea con torbida
gioia, balzando sui dirotti sassi:
e difranar per ripide
chine mi piacque e i vertici salir;
e dietro al suon degli agitati passi 60l’urlo e la fuga delle volpi udir.
E qualche volta, i languidi
membri adagiati d’una siepe accanto,
con malinconica estasi
stetti a mirar per lungo tempo un fior; 65e in silenzio finivano col pianto
i solitari tremiti del cor.
Oh! molto io piansi. I garruli
giuochi per me non ebber gioia mai.
Un duro vel di tenebre 70fu gittato su’poveri miei dí;
finalmente una rosa anch’io trovai...
ma si ruppe la terra, e la inghiotti.
O Elisa, come un candido
raggio, che vien dai piú quieti cieli, 75io ti mirai discendere
pei declivi d’un florido sentier:
eri soletta, e il fluttuar de’ veli
piacque tanto al soletto passeggier!