Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/93

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iii - a genova 87



     e mi fingea quegli árbori
50stuol di guerrieri, or furibondi or lieti,
     dalle gualdane all’orrida
polve dei campi, sibilando, andar;
     e a’ rai di luna i tremoli canneti
in irte lance si parean mutar.


     55Anch’io fremea con torbida
gioia, balzando sui dirotti sassi:
     e difranar per ripide
chine mi piacque e i vertici salir;
     e dietro al suon degli agitati passi
60l’urlo e la fuga delle volpi udir.


     E qualche volta, i languidi
membri adagiati d’una siepe accanto,
     con malinconica estasi
stetti a mirar per lungo tempo un fior;
     65e in silenzio finivano col pianto
i solitari tremiti del cor.


     Oh! molto io piansi. I garruli
giuochi per me non ebber gioia mai.
     Un duro vel di tenebre
70fu gittato su’poveri miei dí;
     finalmente una rosa anch’io trovai...
ma si ruppe la terra, e la inghiotti.


     O Elisa, come un candido
raggio, che vien dai piú quieti cieli,
     75io ti mirai discendere
pei declivi d’un florido sentier:
     eri soletta, e il fluttuar de’ veli
piacque tanto al soletto passeggier!