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iii - a genova | 89 |
Un dí narrai d’incognita
110donna, che il peso d’un obblio sopporta.
Ella mi volse i pallidi
tremanti occhi un istante; indi chinò
il mesto capo e disse: — Io sarei morta! —
e, sospirando, la mia man serrò.
115Ah! se mentía la perfida,
piena cosí d’angelica dolcezza,
l’ira mortal d’un aspide
per anni lunghi le consumi il cor;
sin che, perso l’ingegno e la bellezza,
120senza lacrime muoia e senza amor.