Vieni. Onoriam di lagrime 50l’umanitá che è mesta.
Sul nudo suol degli esuli
santa rugiada è questa.
Con la speranza accòstati
ai tribolati ingegni, 55vinci gl’iniqui sdegni
col doloroso amor.
Ma non però del candido
riso fuggiam la luce,
che a solitari palpiti 60le fantasie conduce;
perché del riso i balsami
sul cor ce gli diffuse
la stessa man, che schiuse
le fonti del dolor.
65Ella, che pose ai turbini
l’ale e distese i cieli,
die’ pur la vita all’alighe
e incolorò gli steli:
tutto, dal serpe all’angelo, 70mi leva intorno un coro;
tutto egualmente adoro,
dal filo d’erba al sol.
Sotto l’ombría dei platani
molli del novo incenso, 75assorto il cor nell’estasi
d’un viso amato, io penso
subitamente al profugo,
se un uccellino io miro,
che mova mesto in giro 80per rami ignoti il vol.