Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/119

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Per campi d’ossa e funebri ambulacri
95e silenzi di morte si cammina
veracemente ai limpidi lavacri
della nova alleanza, opra divina
che il Nazareno edificò, morendo
sulla rupe fatai di Palestina.
100Indarno pace di sepolti intendo
predicar da una "ente orba di fede,
che d’errore in error si va sfacendo;
pari al consunto, che ogni di col piede
urta la fossa, c, contemplando il sole,
105canta la vita e alla speranza crede.
O pugnare o morir. Questo si vuole
dai destini del mondo. Or piú non splende
primavera di rose e di viole,
ma fieri accampamenti irti di tende,
110irti di spade. Ed il camion, che tuona,
è la voce di Dio che ci difende.
Vanamente si libra e si ragiona
nell’auliche congreghe impaurite.
L’uno cmisferio contro l’altro sprona
115Dal mondo boreal torme infinite
la picca abbasseran sull’occidente,
e il cozzo orrendo solverd la lite.
E- noi siarn leve e piccoletta gente,
che all’urlo obbedirem delle tlue posse.
i2o come a turbo in furor (ronda consente.
Né il fatai giorno imlugerá. Son rosse
le prime lance. E un grande impeto arcano
ormai le avventa all’ultime percosse.
Ahi grama Italia, che ti smacri in vano
r25 cambio di sfregi, e, del demente a guisa,
nelle viscere tue vòlta hai la mano,
bada al tuo lato! Povera e derisa
giaci nel mondo. Fuggitiva è l’ora.
Pensa qual fosti, e qual or sei ravvisa.