Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/126

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Speravi tu nel cupido
furor del Moscovita,
115che verso noi le indomite
criméc puledre incita,
poi d’Oriente ai zefiri
cauto le briglie gira,
svegliar tremando l’ira
120de l’Occidente alfin?
Forse lo attendi? A Dalila
offri, o Sansón, la chioma.
il boreal pontefice
non e giá quel ili Roma.
125Uno t’abbraccia e lacrima,
grato all’ospizio offerto;
l’altro d’Arrigo il serto
ti strapperia dal crin.
Va’, incresci a Dio: dell’isola,
130che osò gridar: — Fernando
non e piú re — ti vendica,
or che hai la legge e il brando.
Ma sul lerren di Procida
sangue di Francia stilla,
135e la tremenda squilla
non ha perduto il suon.
Quando tra prence e suddito
tratto è Tacciar, la Pace
velasi e muor. Longanime
140l’odio resiste e tace;
tace, e nelTombre edifica
coll’ignea man presaga
sulla terribil daga,
che non udrá perdón.