Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/135

Da Wikisource.

Tu, Postumo, coi finti
duoli e le finte gioie,
nel regno degli estinti
tutto dovrai cader;
85io, non curvato al pondo
di quelle eccelse noie,
lascerò forse al mondo
parte de’ mici pensier.
Indi v’è un Re, se m’odi,
90che, come i tuoi, non erra;
né alle sorrise frodi
si lasciò mai ghermir:
e a chi baratta e mente
coi regni della terra,
95rado quel Re consente
i propri regni aprir.
Qual Ei me vide intorno
povero andar, me tale
riedere a lui, nel giorno
100dell’ira sua, vedrá,
recando la vergogna
del nostro viver frale,
ma non la tua menzogna,
nella immortal cittá.
105Tu, Postumo, credevi,
tu blanditor felice,
ch’io pur t’avrei con lievi
modi blandito il cor;
ma nelle mie pareti
110lo scabro ver si dice,
anche tra i canti lieti
del rosignolo e i fior.