Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/146

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Apro alla rosa il calice,
squarcio alla nube il velo,
sposa del foco in cielo,
20suora dell’onda in mar.
Segue la morte a struggere
gli enti caduchi o infermi:
spirito immenso, i germi
io seguo a fecondar.

voce della terra

(saturnus)

25A te che giova, immagine
di frasca inaridita,
gran morituro, intendere
da me che sia la vita?
Dentro mi cresce un palpito
30ogni disfatta spoglia,
e dal mio sen germoglia
un’erba verde o un fior.
Languido o reo, s’assidera
il sangue tuo nel verno;
35dolce, illibato, eterno
il mio mi balza in cor.
Di Cani ardenti o d’Iadi
il tuo vii corpo è gioco.
A me lavacro è il turbine,
40divina ambrosia il foco;
e il tuo vigneto imporporo,
e t’ofiro in òr la spica,
tua mira madre antica,
ma ignota dea per te.