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XXIX

SPERANZE DI FAMA

E se un giorno avverrá che alquante carte,
vergate come amor dentro mi detta,
guidino il pellegrin lá dove l’arte
me visitò si casta e si soletta,
vedrá raccòrsi in povertá negletta
la mia Dasindo fra campagne sparte;
vedrá la casa ove nessun m’aspetta,
e trascorse di me la miglior parte.
Un balconcel di larice a man manca
trema ai colpi del vento. Ivi è la cella
dove la musa mi sedea compagna.
Entri, e vedrá su la parete bianca
qualche verso di me. La rondinella
oggi mi cerca, e a quel balcon si lagna.

XXX

POLITICA *

L’anima non è giá vergine vaga
che imbianca ai molti verni e poi va spenta;
non è farfalla che d’un giorno è paga
e in un raggio di foco s’addormenta.
L’anima, senz’aver filtri di maga,
se beve a l’aura che la fa contenta,
anche in logora spoglia e in trista plaga
giovinetta permane o ridiventa.
E ritornante ai dolci anni, in che sola
festeggiò sorridendo a sua venuta,
di memorie fiorisce il di che vola:
e come raggio mattutin, che mea
per bianca gemma e in Iride si muta,
ella passa nel canto e si fa dea.