Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/21

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145Mozzata in un gemito
le cadde la voce.
Ma, chiuse le pálpebre,
fe’ un segno di croce;
e l’angelo stolto,
150sbattendosi il volto
coll’ali di folgore,
fu in fumo disciolto.
Ma il fiero spettacolo
die’ un crollo alla vita.
155Carina da sibili
notturni è atterrita.
Le corron sui vetri
gran file di spetri ;
nei fusti degli alberi
160paventa ferètri.
Col vecchio martirio
la nova paura
scompose la fragile
celeste figura,
165che parve tra breve
un’ombra di neve,
che presto disperdere
nell’aria si deve.
E infatti, sul vespero
170d’un giorno di maggio,
s’accorse che tacito
veniva il passaggio,
e il capo depose
fra un cespo di rose,
175e. come un fantasima,
il sol le si ascose.