Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/280

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E il mandriano, sul fiorir dell’alba,
dati in retaggio ad un minor fratello
55la zampogna e la greggia, usci pei clivi,
recossi ai monti, ridiscese all’acque,
corse pei golfi e toccò l’Asia e vide,
d’ilio egli vide i baluardi e il campo
agamennonio. E lá cavallo e scudo
60ebbe e lorica e spada, e di prodezza
fu lodato dai prodi.
E un giorno Achille
lo chiamò nella tenda e si gli disse:
— Figlio di Béroe antica, a te non paia
doloroso l’udir quel che t’han dato
65la fortuna e gli dèi. Non, come pensi,
da Tissandro tu fosti: il mio divino
gcnitor t’ha prodotto e la midolla
dell’ossa nostre è pari. Ond’io ti guardo
per mio germano, e diverran tua parte
70le mie terre, i miei servi e le ubertose
mandre de’ miei puledri e la non vile
mia gloria in armi. —
Di stupor, di pena,
di gioia un misto e di pudor contenne
nella chiostra de’ denti al mandriano
75suon di voce, qual fosse.
— Or via, ripiglia
— proruppe il nato di Pelco, — l’antica
tua parola ripiglia, e non volermi
col tuo silenzio iinproverar la pronta
indiscreta mia lingua.
- È gran ventura
80— pur finalmente il mandrian rispose —
aver divo il natale e udir l’accento
d’un generoso che german ti chiama
e vuol teco partir sin la grandezza
del casato e del nome. Or mi s’aspetta