Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/355

Da Wikisource.

grossa concessione alle ragioni della popolaritá, ristampando per intero il poemetto che dette al Prati la sua rumorosa nominanza nella giovinezza: l’Edmenegarda. Dai suoi vari volumi stampati sino al 1870: Canti lirici, Canti pel popolo, Ballate, Memorie e lagrime, Nuovi canti, Passeggiale solitarie, Canti politici, ecc.: abbiamo tratte, non tanto le cose che conseguirono la rumorosa popolaritá di cui abbiamo parlato, quanto quelle in cui, pure fra il ciarpame di maniera, la frettolositá della composizione approssimativa, si faccia sentire, or nella movenza, or in qualche gruppo di strofe felici, ora magari soltanto in qualche magico verso, la realtá di una ispirazione piú sincera e profonda, che pareva, aimè! battere alle porte dello spirito del poeta, senza che questi, travolto dalle esterioritá della vita, avesse il tempo, o volesse, nella sua pigrizia, imporsi la pazienza divina di cercarne le chiavi ed aprirle. Quasi sempre, in questa abbondante produzione, anzi sopraproduzione, la povera, difficile poesia muore, ammazzata dal facile verso. Con assai maggiore larghezza abbiamo tratto, proporzionalmente, dall’Armando e dalla Psiche e piú dall’Iside; col religioso piacere di ripescare, dal mare morto di tutta questa versificazione, piccoli ma non perciò meno preziosi tesori di vera poesia, e di una poesia che ha una nota sua, originalissima, felicissima, delicatissima fra tutta la poesia nostra; una originalitá assoluta di ispirazione, di imagine, di musica; una felicitá che risplende al confronto del torbido ineffettuale sforzo di tanta letteratura posteriore; una delicatezza musicale che di parecchie di queste poesie fa forse la piú bella melica che sia mai stata cantata nei giardini della poesia italiana. Ci siamo insomma sforzati a che questa scelta raccogliesse tutto quanto vi era di piú vera poesia nella produzione pratiana, per raggiungere un doppio scopo: di liberare il povero Prati da quella sua fama che si era formata sulla sua opera piú convenzionale, occasionale e imperfetta, restituendolo, con le sue qualitá e i suoi risultati migliori, nel coro degli artisti; e di offrire al pubblico il godimento di una poesia che si dubitava esistesse. E confidiamo essere riusciti1.

  1. Entrare in particolari bibliografici ci sembra inutile, perché il lettore potrá agevolmente rinvenire tutte le notizie che gli occorrono nell’ampio lavoro di Bruno Emmert, G. P., saggio bibliografico, in Atti della I. R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto, a. CLXI (1911), serie iii, vol. xvii, pp. 173-