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PALAZZO COMUNALE


I padri nostri sempre grandi nelle alte loro determinazioni, ordinarono l’erezione del suddetto Palazzo nuovo: questo si incominciò nel 1604 con disegno dell’esimio architetto Vincenzo Scamozzi vicentino, il quale ha saggiamente ideato, e degnamente corrisposto a tanto importante commissione. Il suo disegno venne in parte eseguito come vedesi a dì nostri, nel prospetto principale sul lato a mezzodì della Piazza vecchia, di lunghezza m. 38. contenente il maestoso porticato di nove arcate decorate nella facciata, e fianchi d’ordine dorico ben regolato, con colonne di diametro metri 0.73 di un sol pezzo per cadauna; l’ordine jonico originale di lesene che vedesi nel fianco opposto della veduta che si offre comprende il primo piano superiore. La porzione finita dei piani superiori nel lato a ponente appartiene ad un altro disegno di cattivo gusto barocco, come lo sono ancora le infime statue nella sommità, e fu per buona ventura che non si proseguisse l’opera con sì cattivo stile che molto degenera dalla ben intesa caratteristica trionfante loggiata tutta eseguita anche nell’interno a ben regolati grossi massi di marmo bianco di Zandobbio. Resta vuoto finora il vivo desiderio di veder questo Palazzo completamente ultimato secondo l’originale Scamozziano che si conserva in N. 5 tavole appese come monumento d’arti belle in una sala del Consiglio. Corrispondente all’arcata di mezzo presentasi il magnifico atrio la cui volta è sorretta da quattro isolate colonne, cui proseguendo doveva succedere l’annesso quadrilatero maesstoso cortile. Ai lati dell’atrio suindicato trovansi due scale che portano al piano superiore composto di variate sale, oltre l’ampio salone di mezzo, di lati m. 21.60 per m. 10.55 alle cui pareti fanno decoroso ornamento li diversi ritratti di uomini illustri patrizj.

Proseguendo sull’antifianco del detto Palazzo, vedesi la galante Chiesa di S. Michele dell’Arco così denominata perchè si crede sia stata falla erigere nel 300 per ordine d’Adleida principessa di Bergamo, appresso all’arco di Nerone, la quale venne in più epoche riordinata, e per ultima volta nel 1750 cerca elevata dai fondamenti con disegno a croce greca di Gio. Battista Caniana, contenente trè altari con bassirilievi di Giovanni Sanzi, e diverse tele dipinte dal Coghetti, Poli, Raggi, Ronzelli, e l’affresco nella tazza è del Carloni; nel 1833 venne poi leggiadramente abbellita del pavimento di marmo, di stucchi, e dorature, massimamente nella Cappella del Crocifisso che precede detta Chiesa, sotto la direzione dell’architetto Bonaventura Finazzi di Bergamo.

L’imponente eccelsa robusta Torre di Gombito, tutta costrutta a regolari strati di grosse pietre che vedesi a poca distanza marzialmente si eleva come ferrea testimonianza di que’ infausti secoli in cui l’Italia era travagliata dalle intestine guerre delle fazioni, la sua altezza è di m. 54.23 e di m. 8.50 il suo lato. Proseguendo a pochi passi, ed a sinistra trovasi la Chiesa di S. Pancrazio, consacrata nel 1474 di bella e regolare navata a dieci cappelle contenenti otto altari, oltre il maggiore di ricco, e maestoso disegno d’ordine corinto a scelti marmi con scolture: adorna di bei dipinti, e ultimamente di due pregiate statue di Manfredini collocate sul nuovo altare di S. Luigi disegno del nostro Angelo Cattò.