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facile riso; infelici tra le figliuole di Eva, vivono coll'anima più rannicchiata quanto vanno più pettorute ed erette colla persona!

La signora di cui vi parlo aveva piacevolezza di parole e di sguardi, era un composto di arguzia e di amabilità, un non so che di carezzevole le si aggirava d’intorno a consigliarti fiducia; se non amante, l’avresti desiderata tua amica, tua buona amica, come suona la frase. Ma che servono tanti preamboli? La nostra marchesa tirò il campanello, e ingiunse al più sollecito de’ suoi valletti che le andasse a chiamare quel nuovo calzolaio di cui s’era discorso la sera innanzi, quel nuovo, badasse bene, e lo nominò. Il valletto fu in via, che la padrona non aveva ancora chiusa affatto la bocca.

Data una commissione, che c’è da fare finché se ne vegga l’adempimento? La marchesa abbassò l’occhio al suo bel piedino, e con aria di compiacente noncuranza se ’l fece guizzare tre o quattro volte dinnanzi, arrendevole com’egli era e poco meno che disossato. E ad ogni nuovo guizzo l’abilità del calzolaio stava in procinto di sempre più scapitare: e chi avrebbe saputo creare una scarpetta bene assestata al più elegante di tutti i piedini?

Non tardò molto ad entrare il calzolaio. La marchesa al primo vederlo palesò un po’ di stupore, ma si ricompose. — Voi siete dunque mastro Ubaldo?... (Ommetto le risposte troppo facili a indovinare). Quel calzolaio che serve...