Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/95

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tuna, vedete, più inesorabile delle divinità infernali, si ride de’ vostri richiami. Avete un bel modulare di voce, e un bel toccare di corde con essa: sonate e cantate ai sordi. Non c’è alcuno che abbia saputo insegnarci il tempo opportuno a farla ballare. A quanti che scoraggiati stanno lì sopra un sasso gridando: ho fatto questo e cotesto, tale e tal altro tempo ho impiegato senza profitto, ed ecco che io mi sono abbandonato della speranza; non si potrebbe rispondere: levati su, e tira innanzi; tanto che te ne stai a filare elegie il tempo passa ed Euridice ti scappa; non sei giusto estimatore delle cose e del tempo; che sai tu qual proporzione vi abbia tra la tua fatica e il premio che te ne sei ripromesso? Si parla ai sassi; e quelli che furono Orfei abilissimi a cantare la loro disdetta, e ad implorare misericordia, sono del pari Orfei malaccorti a non servare la condizione loro imposta per conquistare Euridice, e a guardarsi addietro.

Facciano ragione dalla buona ventura che incontra a taluno (ma ei sono pur pochi!), il quale non fu distratto nel suo cammino da cosa alcuna di questo mondo. Sorgeva coll’alba, e l’umido vespero il ritrovava per via. Provveduto di que’ pochi pani che gli abbisognavano, il pellegrino solerte non indugiava l’andare per ostacolo alcuno che gli occorresse. V’avea torrente frammezzo? Il guatava, sapendo d’essere avviato per di là a questo fine. Era un monte di ripida e lunga salita? Si levava in coraggio a pren-