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82 | il morgante maggiore. |
l’antico uso cavalleresco di gittare il proprio guanto al nemico offrendogli battaglia. Corradino, in sul morire, gettò dal patibolo il guanto in mezzo alla folla, invocando un vendicatore. La voce guanto, che ora non significa altro che la veste della mano, viene dall’antico tedesco wante, da cui nacque il latino corrotto wantus. In latino barbaro chiamavasi con greca voce chirotheca, cioè indumentum manuum — mostaccio. Dal greco μύσταξ significa il labbro superiore, e i peli che nascono sopra di esso, cioè i baffi, i quali anche diconsi mostacchi. La sopraddetta voce greca viene dal verbo μύω, che vale premere, comprimere, e anche assentire, dissimulare, lat. connivere, perchè uno dei segni di assentimento, o di connivenza, è un certo moto che si fa colle labbra. Mostaccio poi non si dice del viso dell’uomo se non per ischerzo, o disprezzo. — Arrandellò la caviglia. Dette un colpo colla caviglia servendosene a modo di randello. Il randello, che comunemente prendesi per qualunque pezzo di legno con cui si voglia menar colpi ad altrui, è propriamente quel bastoncello corto, piegato in arco, che serve a serrar bene, e stringer le funi colle quali si legan le some, o simili cose. I Greci lo chiamarono μόχλιον, d’onde Ipomoclio, quasi quel punto vicino al moclion. Il Menagio fa derivare questa voce da ramus, o questo modo: ramus, ramidus, ramdus, randus, randellus, randello. E sarebb’egli possibile che la voce randagine, e randagio, avessero una simile origine, quasi venissero a dire andare errando come gli uccelli di ramo in ramo? — Che d’altro che di Sol gli vuol dar caldo. Che lo vuol far riscaldare non col Sole, ma colla pugna, e coll’armi.
32. fole. Folle, per comodo della rima.— a questo fu ignorante. Fu in ciò poco avveduto. La scena che qui è accennata, forma un piccolo ma strano episodio del Mambriano del Cieco da Ferrara. In esso Bradamante uccide un gigante sì smisurato, che nel cadere ficca e sprofonda sì nel terreno un re saracino e il suo destriero, che mai non si poteron più rinvenire.Riferisce costei che nel cadere
Che fe il gigante sopra il re di Creta,
Tutto in terra il ficcò lui e ’l destriere,
Conducendolo in parte sì segreta,
Che mai più uomo non potè sapere
Di lui novella alcuna trista o lieta;
E che il gigante grande a dismisura
Non potè intrare in quella sepoltura.
Tutti gli autori s’ accordano insieme,
Che Galeano tu morto e sepolto
Di tal sciagura ec.
Canto VIII, St. 34 e seg.
E lo stendardo piantovvi di botto.
Ariosto, Canto XXV, 68.
L’alto fato di Dio sarebbe rotto
Se Lete si passasse, e tal vivanda
Fosse gustata senza alcuno scotto
Di pentimento che lacrime spanda.
E tanto a Giove e a Marie in valor cede,
Quanto il mare ad un rio che ’l fio gli rende.
36. Il gorgozzul ti debbe pizzicare. Cioè: devi avere molta voglia di mangiare. Il gorguzzule è la canna della gola, detta con termine della scienza l’esofago. Chiamasi anche gorga, o gorgia, da gurges; onde gorgogliare, che vale mandar fuori quel suono che si fa gargarizzandosi, o favellando in guisa che si senta il suono della voce senza far distinguere le parole. Noi chiamiamo tal parte comu-