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canto quinto. 91

29 Ma poi ch’egli ebbe a suo modo beffato
     Rinaldo, al fin se gli para davante,
     E ’n su ’n un passo del bosco ha aspettato:
     Vegliantin tanto mostrava le piante7,
     Che lo giugneva, e Rinaldo è infocato.
     Disse Malgigi: Che farai, brigante?
     Quando Rinaldo sentiva dir questo,
     Lo riconobbe alla favella presto.

30 E disse: Tu fai pur l’usanza antica;
     Tu m’hai fatto pensar di strane cose,
     E dato a Vegliantin molta fatica.
     Allor Malgigi in tal modo rispose:
     Tu non sa’ ancora, innanzi ch’io tel dica,
     Di questo testo, Rinaldo, le chiose.
     Dodone in questo e ’l marchese giugneano,
     E Malagigi lor riconosceano.

31 Gran festa fecion tutti a Malagigi,
     D’averlo in luogo trovato sì strano.
     Disse Malgigi: Io parti’ da Parigi,
     E feci l’arte un giorno a Montalbano;
     Volli saper tutti i vostri vestigi;
     Vidi stavate in paese lontano,
     E che portato avete assai periglio,
     E bisognava e aiuto e consiglio.

32 Per questa selva, ove condotti siete,
     Non trovereste da mangiar nè bere,
     E senza me campati non sarete;
     Di questa barba vi conviene avere,
     Che vi torrà e la fame e la sete;
     Vuolsene in bocca alle volte tenere.
     E dette loro un’erba, e disse: Questa
     Usate insino al fin della foresta.

33 Mangiaron tutti quanti volentieri
     Dell’erba che Malgigi aveva detto,
     E missonne poi in bocca anco a’ destrieri,
     Ch’era ciascun dalla sete costretto.
     Disse Malgigi: Per questi sentieri
     Serbatene, vi dico, per rispetto;
     E destrier sempre troveran dell’erba,
     Ma questa per la sete si riserba.