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102 il morgante maggiore.

4 Vide ch’a spasso con Morgante andava,
     E che faceva le genti ordinare
     Per la battaglia che s’apparecchiava,
     E già faceva stormenti sonare:
     Ma del gigante ammirazion pigliava,
     E cominciollo a Rinaldo a mostrare:
     Quell'è Morgante, e il conte Orlando è quello
     Ch’è presso a lui: non vedi tu Rondello?

5 Rinaldo, quando vide il suo cugino,
     Per gran dolcezza il cor si sentì aprire;
     E disse: Poi ch’io veggo il paladino,
     Contento sono ogni volta morire.
     Or oltre seguirem nostro cammino;
     A Carador promesso abbiam di gire:
     Tosto sarem con Orlando alle mani,
     E con questi altri Saracini o cani.

6 Com'entrati fur poi drento alle mura,
     Domandorno del re subitamente,
     Dicendo: Cavalier siam di ventura,
     Dal re Corbante mandati al presente.
     I terrazzan fuggivan per paura
     Di quel lione sanza dir lor niente:
     Rinaldo tanto innanzi cavalcoe,
     Che in sulla piazza del re capitoe.

7 E com'e’ furon veduti costoro,
     Subito fu portata la novella
     Dentro al palazzo al gran re Caradoro.
     Rinaldo intanto smontava di sella,
     Ulivieri, e Dodon non fe dimoro;
     Ognun dintorno di questo favella:
     Questo debbe esser, dicean, quel barone
     Ch’è appellato il guerrier del lione.

8 Meridiana, ch’era alla finestra,
     Fece chiamar sue damigelle presto,
     Che d’ogni gentile atto era maestra;
     Fecesi incontro col viso modesto,
     Con accoglienza sì leggiadra e destra,
     Che nessun più non arebbe richiesto
     Tra le ninfe di Palla o di Diana,
     Che sì facessi allor Meridiana.