4 Vide ch’a spasso con Morgante andava,
E che faceva le genti ordinare
Per la battaglia che s’apparecchiava,
E già faceva stormenti sonare:
Ma del gigante ammirazion pigliava,
E cominciollo a Rinaldo a mostrare:
Quell'è Morgante, e il conte Orlando è quello
Ch’è presso a lui: non vedi tu Rondello?
5 Rinaldo, quando vide il suo cugino,
Per gran dolcezza il cor si sentì aprire;
E disse: Poi ch’io veggo il paladino,
Contento sono ogni volta morire.
Or oltre seguirem nostro cammino;
A Carador promesso abbiam di gire:
Tosto sarem con Orlando alle mani,
E con questi altri Saracini o cani.
6 Com'entrati fur poi drento alle mura,
Domandorno del re subitamente,
Dicendo: Cavalier siam di ventura,
Dal re Corbante mandati al presente.
I terrazzan fuggivan per paura
Di quel lione sanza dir lor niente:
Rinaldo tanto innanzi cavalcoe,
Che in sulla piazza del re capitoe.
7 E com'e’ furon veduti costoro,
Subito fu portata la novella
Dentro al palazzo al gran re Caradoro.
Rinaldo intanto smontava di sella,
Ulivieri, e Dodon non fe dimoro;
Ognun dintorno di questo favella:
Questo debbe esser, dicean, quel barone
Ch’è appellato il guerrier del lione.
8 Meridiana, ch’era alla finestra,
Fece chiamar sue damigelle presto,
Che d’ogni gentile atto era maestra;
Fecesi incontro col viso modesto,
Con accoglienza sì leggiadra e destra,
Che nessun più non arebbe richiesto
Tra le ninfe di Palla o di Diana,
Che sì facessi allor Meridiana.