24 Detto gli fu, come e’ son capitati
Tre cavalier famosi a Caradoro,
E paion molto arditi e bene armati,
Ma non sapeva alcun de’ nomi loro,
Se non che tutti assai s’eron vantati
Alla sua gente dar molto martoro,
E ch’egli avevon sotto corridori,
Che mai si vide i più belli e migliori.
25 Orlando pose orecchio alle parole:
Sarebbe questo Rinaldo d’Amone?
Ma poi diceva: Rinaldo non suole,
Come color dicien, menar lione:
Poi disse: Imbasciador mandar si vuole,
Per uscir fuor d’ogni suspizione,
A Caradoro, e dirgli, così parmi,
Ch’io vo’ con questi cavalier provarmi.
26 A Manfredonio piacque il suo parlare,
E subito mandorno imbascieria;
Erano ancor coloro a ragionare:
Caradoro a Rinaldo si volgia,
Dicendo: Pro’ baron, che vuoi tu fare?
Rinaldo sfavillava tuttavia;
Pargli mill’anni d’esser con Orlando,
E disse: Io sono in punto al tuo comando.
27 E Ulivier soggiugneva di costa17:
Del diciannove18 ognun terrà lo ’nvito,
E così fate per noi la risposta.
Ah, Ulivier, Amor ti fa sì ardito!
Dite che al campo ne venga a sua posta.
Lo imbasciador tornò ch’aveva udito,
E disse a Manfredonio: E’ son contenti,
E prezzon poco te colle tue genti.
28 E’ mi pareva, a guardagli nel volto,
Che tra lor fussi del combatter gaggio19,
Ch’ognun pel primo volessi esser tolto,
Tanto fier si mostravan nel visaggio.
Rispose Orlando: E’ non passerà molto
Che parleranno d’un altro linguaggio.
Disse Morgante: Io vo’ con un fuscello
Di tutt’a tre costor far un fardello.