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canto sesto. 107

29 E vommegli alla cintola appiccare;
     Lascia pur ch’egli assaggino il metallo,20
     E ch’io cominci un poco a battagliare;
     Che penson di venir costoro al ballo?21
     Or oltre io vo’ col battaglio sonare,
     Perchè non faccin gli scambietti in fallo.
     Ma in questo tempo Rinaldo si è armato,
     E dal re Caradoro accomiatato.

30 Ed avea fatte cose in sulla piazza,
     Che ’l popol n’avea avuto maraviglia;
     Di terra con lo scudo e la corazza
     Saltato in sella, e pigliata la briglia.
     Carador disse: Questa è buona razza:
     E molto lieta si fece la figlia,
     Ch’era venuta per diletto fore,
     A vedergli montare a corridore.

31 Ed avea prima aiutato Ulivieri
     Armar, che molto di questo gli giova;
     E saltato di netto è in sul destrieri,
     E fatto innanzi alla dama ogni prova,
     Che far potessi nessun cavalieri;
     E Dodone anco nel montar non cova:
     Ognun di terra a caval si gittoe,
     E tutto il popol se ne rallegroe.

32 Aveva fatti tre salti Baiardo,
     Ch’ognun fu misurato cento braccia,
     Tanto fier era, animoso e gagliardo;
     Ed Ulivier, perchè alla dama piaccia,
     Di Vegliantin faceva un leopardo;
     Dodone al suo gli spron ne’ fianchi caccia:
     E finalmente dal re Caradoro
     A lanci e salti si partìr costoro.

33 Poi che furono usciti della porta,
     Fino alle sbarre del campo n’andorno:
     Rinaldo tanta allegrezza lo porta
     Che cominciò a sonar per festa un corno.
     Fu la novella a Manfredon rapporta;
     Orlando presto e Morgante n’andorno,
     Dove aspettavan questi tre baroni,
     E salutorno in saracin sermoni.