24 Morgante con Dodon suo se n’andava,
E rimenollo a Rinaldo ed Orlando,
E la novella a costor raccontava,
Come il Pagan venne al fiume gittando;
E che sia morto con seco pensava,
E come il padiglion venne spianando.
Non domandar che risa fuor si caccia;
E Dodon mille volte Orlando abbraccia.
25 E intese tutto ciò ch’era seguito,
E come Gan gli seguitava ancora.
Re Manfredon, che s’era risentito,
Con gran sospiri in sul campo dimora,
Maravigliato del gigante ardito;
E come uscito dell’acqua era fora,
E d’ogni cosa che gli era incontrato,
Gli pareva a lui stesso aver sognato.
26 In questo giunse un messaggier di Gano,
Che l’avvisava come Caradoro;
E com’ e’ v’è il signor di Montalbano,
E Ulivieri e Dodon con costoro,
E nel suo campo il Senator Romano,
E che cercavan sol del suo martoro;
E come il tradimento doppio andava,
Per pigliar due colombi a una fava.
27 Ah, disse Manfredonio, or la cagione
So perchè Orlando è ito alla cittade:
E quel prigion doveva esser Dodone;
Or si conosce la lor falsitade:
Or son tradito, or son giunto al boccone,10
E vassi pur a Roma per più strade:
Ma traditor non credevo che il conte
Fussi, nè ignun del sangue di Chiarmonte.
28 Or aremo acquistata qua la dama,
E Caradoro vinto con assedio;
Questi son paladin di tanta fama,
Ch’io non conosco al mio stato rimedio:
Questo gigante ha condotto la trama,
Perchè più in dubbio mi teneva e tedio,
Che fussin tutti baroni affricanti,
Chè tra’ Cristian non suol’esser giganti.