54 Punte, rovesci, tondi, stramazzoni,
Mandiritti, traverse con fendenti,
Certi stramazzi, certi sergozzoni,24
In dieci colpi n’uccise ben venti;
E chi partiva insin sotto agli arcioni,
Chi 'nfino al petto, e ’l manco infino a’ denti;
E le budella balzavan per terra:
Mai non si vide tanta crudel guerra.
55 Orlando nostro sprona Vegliantino,
Giunse d’un urto tra quel popol fello,
Che più di cento caccia a capo chino;
Poi cominciava a toccare a martello;25
Non tocca il polso sopra il manichino;
Facea de’ Saracin come un macello
Ed avea detto: Non temer, Morgante;
Cesare è teco,25a ove è ’l signor d’Angrante.
56 Queste parole avean sì sbigottiti
I Saracin, ch' assai del popol fugge,
E buon per que’ che son prima fuggiti,
Tanto i nostri baron già ciascun rugge:
E’ ne facean gelatine e mortiti;26
Appoco appoco la turba si strugge:
E Ulivieri e Dodon giunti sono
Con romor grande, che pareva un tuono.
57 E Manfredonio in sul campo scontrava;
La lancia abbassa, chè lo conosceva:
Re Manfredonio il cavallo spronava,
E Ulivieri allo scudo giugneva,
E ’nsino alla corazza lo passava
Tanto che tutto d’arcion lo moveva:
E si gran colpo fu quel che gli diede,
Ch’Ulivier nostro si trovava a piede.
58 Ed ogni cosa la donzella vide,
Ch’era venuta con sua gente al campo,
E fra sè stessa di tal colpo ride;
Ulivier come un lion mena vampo,
E per dolore il cor se gli divide,
Dicendo: Appunto al bisogno qui inciampo;
Caduto son dirimpetto alla dama,
Donde ho perduto il suo amore e la fama.