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140 il morgante maggiore.

8 Essendo molti giorni riposati,
     La damigella un dì chiama il marchese.
     In una cameretta sono andati;
     E poi che tutta nel viso s’accese,
     E’ suoi sospir tutti ha manifestati,
     Priega ch’a lei sia ’l cavalier cortese,
     E che ’l suo amor negar non debbi a quella,
     Che nel suo cor sentia mille quadrella.

9 Ulivier dice: Non farò per certo,
     Perchè se’ Saracina, io son Cristiano;
     Dal nostro Iddio so ch’io sarei diserto:2
     Prima m’uccidi qui colla tua mano.
     Ella rispose: Stu mi mostri aperto
     Che ’l nostro Macometto iddio sia vano,
     Io mi battezzerò per lo tuo amore,
     Perchè tu sia poi sempre il mio signore.

10 Ulivier disse della Trinitate3,
     Com’ era una sustanzia e tre persone,
     Di lor potenzia e di lor deitate;
     E poi le fece una comparazione:
     Se d’essere uno e tre pur dubitate,
     Si mostra per esemplo e per ragione,
     Ch’una candela accesa mille accende,
     E ’l lume suo pure all’usato rende.

11 De’ miracoli fatti disse al mondo,
     E come Lazzar già resuscitassi;
     Com’e’ fu crucifisso, e nel profondo
     Del Limbo a trar molt’anime n’andassi.
     Disse la dama: Più non ti rispondo;
     E fu contenta che la battezzassi:
     E dopo a questo vennono alla cresima,
     Tanto che in fine e’ ruppon la quaresima.

12 Più e più volte questa danza mena
     Ulivier nostro pur celatamente;
     Non si ricorda più di Forisena,
     Che la soleva aver sempre alla mente;
     E la fanciulla leggiadra e serena
     Ingravidata è di lui finalmente:
     E nacquene un figliuol, dice la storia,
     Che dette a Carlo Man5 poi gran vittoria.