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142 il morgante maggiore.


18 A te, Erminion di gran potere,
     Il conte Gan mille salute manda,
     Sempre parato ad ogni tuo piacere,
     E umilmente a te si raccomanda:
     Credo tu debbi ogni cosa sapere;
     Dove Rinaldo si truovi e ’n qual banda,
     E com’egli è sbandeggiato di corte,
     E dette al re Mambrin pur già la morte.

19 Pel mondo va com’un ladron di strada;
     Orlando è seco e Dodon per ventura,
     Ed Ulivier con lui credo ancor vada;
     Non ti bisogna aver di lor paura:
     Lascia il tuo regno ed ogni tua contrada,
     A Montalban te ne vieni alle mura;
     Alardo e Ricciardetto v’è a guardarlo,
     E non potre’ più in odio avergli Carlo.

20 Se tu vien presto col tuo assembramento,6
     In poco tempo so che ’l piglierai:
     Gente non v’è, nè vettovaglia drento,
     E in questo modo ti vendicherai;
     Però che fu pur troppo tradimento,
     Ucciderlo nel modo che tu sai:
     Io te lo scrivo per antico amore,
     E so che vuole il nostro imperadore.

21 E’ si vorrebbe dinanzi levare
     Tutti que’ della casa di Chiarmonte,
     Ma con suo onor non l’ha potuto fare:
     Ora ha sbandito Rinaldo col conte,
     Per fargli sol, se può, mal capitare;
     E se tu vien colle tue gente a fronte,
     Carlo sarà giustificato in tutto,
     Che per tua man Montalban fie distrutto.

22 La lettera suggella, e manda il messo,
     Che non debba posar notte nè giorno;
     E se farà il suo debito, ha promesso
     Cento talenti Gan nel suo ritorno.
     Il messaggier vuol far quel ch’è interesso.
     Subito tolse la taschetta e ’l corno,
     E dopo lungo e spiacevol cammino
     Si rappresenta al gran re saracino.