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canto ottavo. 143

23 Erminione a questo pose orecchio,
     E tutte le ragion gli son capace,
     Benchè cognosca Gan traditor vecchio;
     Dama Clemenzia questo assai gli piace.
     E finalmente feciono apparecchio
     Di gente franca saracina, audace:
     Ben centomila sotto un gonfalone7
     In poco tempo accozza Erminione.

24 E poi che tutti furono assembrati,
     Con trentamila giunse un ammirante,8
     E d’archi soriani erano armati,
     E per nome si chiama Lionfante;
     Avea per arme due lion dorati
     Nel campo azurro, e ciascun par rampante:
     Era venuto sanza aver richiesta,
     E molto Erminion ne fece festa.


25 Ed arrecossi in buono augurio e segno
     La sua venuta, e quella gente franca:
     L’arme di Erminion famoso e degno
     Nel campo rosso era un’aquila bianca,
     Salvo ch’aveva un altro contrassegno,
     Una rosetta sopra l’alia manca;
     E Fieramonte suo fratello adorno
     Appella Erminione, e Salincorno.

26 E disse a Salincorno: Tu verrai
     In Francia bella; e tu, mio Fieramonte,
     La mia corona in testa serberai,
     Tanto mi fido alle virtù tue pronte,
     Nè mai del regno ti dipartirai,
     Fin che passare in qua mi vedrai ’l monte;
     A te confido tutto il mio reame,
     E la giustizia fa ch’osservi ed ame.

27 Dama Clemenzia d’allegrezza ha pieno
     Il core, e fece al messaggier di Gano
     Nel suo partir donare un palafreno;
     Cento bisanti poi gli pose in mano,
     E d’un bel drappo splendido e sereno
     Gli dette un ricco e gentil caffettano;9
     E disse: Questo per mio amor ne porta;
     Saluta Gan mille volte e conforta.