58 Ed un suo corno cominciò a sonare,
Chiamando Astolfo che debba venire,
Se vuol con esso in sul campo giostrare.
Carlo comincia col Dusnamo19 a dire,
E Salamon, quel che par lor di fare,
Se Mattafolle si debba ubbidire;
E finalmente per partito prese
Ch’a lui si mandi il possente Danese.
59 Il Danese s’armò con gran furore;
Il suo caval d’acciaio era guernito:
Chiese licenzia, e dallo imperadore
Subitamente e dagli altri è partito:
Vide dov’è Mattafolle il signore,
Che rifaceva col corno lo ’nvito;
Maravigliossi che ’l vide soletto,
E non pareva ch’avessi sospetto.
60 Giugnendo a Mattafolle il franco Uggieri,
Lo salutò con un gentil saluto,
Poi gli diceva: O nobil cavalieri,
Per combatter con noi se’ qua venuto;
Io sono stato per tutti i sentieri
De’ Saracini, e mai non fu’ abbattuto;
Che pensi tu con ispada o con lancia
Esser venuto acquistar fama in Francia?
61 Io son de’ paladini il più codardo,
E non ti stimo, Pagano, un bisante;
Se tu se’ pur, come credi, gagliardo20,
Prendi del campo, barone Affricante.
Rispose il Saracin: Per certo io guardo,
Se tu se’ quel cavaliere arrogante,
Che mi volesti far villania in corte,
Per darti in ogni modo oggi la morte.
62 Disse il Danese: Troppa pazienza
Ebbe con teco il nostro imperadore,
Che ti dovea punir di tua fallenza,
Se stato tu non fussi imbasciadore:
Colui che fare ti volea violenza,
Astolfo è, d’Inghilterra alto signore;
Io son chiamato per nome Danese:
Il Saracino allor del campo prese.