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178 il morgante maggiore.

88 E disse: Traditor crudele e rio,
     Mai più t’adorerò, così ti giuro:
     Io vo’ che Satanasso sia il mio Dio,
     O se v’è altro diavolo più oscuro:
     Che t’ho io fatto? dove è il fratel mio,
     Ch’io lasciai pur nel suo regno sicuro?
     Dove è la donna mia ch’io ti lasciai,
     E’ miei figliuol ch’io ti raccomandai?

89 Che farò io, se in qua ritorna Orlando,
     E se torna Rinaldo il mio nimico?
     Or verrò le mie ingiurie vendicando
     Contro a costui del mio Mambrino antico.
     Quivi era Salincorno, e lacrimando
     Dicea: Fratello, ascolta quel ch’io dico;
     Dove è la fama e tua virtù fuggita?
     Hai tu perduto il tuo campo o la vita?

90 E’ si conosce nell’avversitade
     Il savio sempre, e nel tempo felice
     Non si può ben veder chi ha in sè bontade;
     Questo sai tu, ch’ognun che intende dice:
     Se Fieramonte è morto, e la cittade
     Distrutta così misera e infelice,
     Tu hai qui tanta gente di tua setta,
     Che d’ogni cosa si farà vendetta.

91 Erminion per ira fe venire
     Tutti i baron legati, e poi scrivea
     A Carlo Magno, e manda così a dire,
     Che gli farà morir di morte rea
     Con gran vergogna e con istran martire,
     Se non gli dà Parigi, conchiudea,
     E ’l suo tesoro e tutto il suo paese;
     E che il primo impiccar farà il Danese,

92 Anzi squartar, perchè e’ fu già pagano,
     E rinnegato avea lo Iddio Macone.
     Il messo giunse presto a Carlo Mano,
     E la ’mbasciata fe d’Erminione.
     Carlo, com’uom già disperato e insano,
     Nulla rispose alla sua orazione;
     E ’l messaggiero indrieto tornò ratto,
     Dicendo, Carlo gli pareva un matto.