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Pagina:Pulci - Morgante maggiore I.pdf/200

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canto nono. 181

disse Dante. — A salvamento. Posto così avverbialmente vale senza danno, sano e salvo, incolumis.

35. in zurro. Zurro è lo stesso che ruzzo; e vale allegria, desiderio smodato di checchessia. Il Vocabolario pone ad esempio questo stesso luogo del Morgante.

35. giannetto. Giannetto è cavallo di Spagna, detto così dallo spagnuolo ginete. Vedi sopra tal voce il Covartuvia e il Menagio nelle Origini francesi, alla voce genet.

40. menava le mani. Menare le mani, oltre il significato di combattere, ha anche quello di affaccendarsi, studiarsi in far checchessia.

41. a baloccare. A baloccarsi, e vale spassarsi, trastullarsi: inutiliter tempus trahere; e dicesi propriamente dei ragazzi, chiamandosi balocchi quello cose che si danno loro in mano perchè si trastullino. Viene da badaluccare, che significa tenere a bada, trattenere, e anche leggermente scaramucciare. Latino, velitari; greco, ακροβολίζειν.

46. Gano avea aspettato il tratto. Cioè la congiuntura, il tempo opportuno.

49. Mille salute. Salute per saluti l’adoperò anche il Petrarca nel Capitolo secondo:

Ch’a pena gli potei render salute.

Greco άσπασος.

55. Di ristorar. Ricompensare, rimunerare.

59. scimitarre alla turchesca. Scimitarra è una specie di spada che si va a poco a poco curvando verso la punta, e simile quasi a quel coltello di cui Senofonte racconta che si servivano i Persiani. I Turchi la chiamano cedarè, e gli Arabi seife. Vedi Lazzaro Soranzo nell’Ottomanno; articolo 40. — targhe. La targa è una specie di scudo di legno e di cuoio. Greco, άσπίς. È così delta da tergum, perchè facevasi col tergo de’ buoi, come si cava da quel di Virgilio:

........ quam nec duo taurea terga
Nec duplici squama lorica fidetis et auro
Sustinuit
..........
                              Eneide, lib. IX.

E anche i Latini indicarono col nome di tergum tale scudo; onde Virgilio nello stesso lib. IX:

Et venit adversi tergum Sulmonis, ibique
Frangitur, ac fisso transit prœcordia ligno;

e nel X:

........ et tergo decutit hastas.

61. e d’un’alfana. Alfana, lo stesso che cavalla. È voce spagnuola, composta dell’articolo arabo al, e della voce latina equa, corrotta a questo modo secondo il Menagio: equa, eka, aka, haka, faca, facana, e finalmente per contrazione fana. I Castiglianesi, come vedesi nel Franciosini, dicevano, e forse dicono tuttora, hacanea e facanea per cavalla, e faca gli Aragonesi, secondo il Nicozio.

71. Io lo farò dar... nella ragna. Dar nella ragna vale incorrere nell’agguato, incidere in casses. — orpello. È rame ridotto in sottilissime lamine, colla superficie di colore simile all’oro. Viene da auripellis, quasi oropelle, cioè con pelle d’oro; onde talora (dice la Crusca) ce ne serviamo per finzione e abbellimento. Il Varchi scrive nell’Ercolano: «S’usa orpellare, quando alcuno mediante la ciarla, e per pompa delle parole, vuol mostrare che quello che è orpello sia oro; cioè fare credere ad alcuno le cose o picciole, o false, o brutte, essere grandi, vere e belle.»

81. a Parigi subito arrancava. Arrancare vale propriamente il camminare che fanno in fretta gli zoppi e sciancati, e viene da anca. Qui è in significato di properare, σπέυδειν.

82. covertata. Coperta, nascosta. — scoppio. È il romore e fracasso che nasce dallo scoppiar delle cose. Viene dal latino scloppus, usato anche da Persio:

Nec scloppo tumidas intendis rumpere buccas.
                                        Sat. V.


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