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190 il morgante maggiore.

39 E misson lui con la donzella in mezzo,
     E cominciorno una fera battaglia:
     Ma a molti dava il battaglio riprezzo,18
     A molti trita la falda e la maglia.18a
     Dicea Rinaldo: Or non istiam più al rezzo,18b
     Chè non è tempo; se Gesù mi vaglia,
     Io veggo a piede là Meridiana
     In mezzo a tutta la turba pagana.

40 Orlando sprona subito il destrieri,
     E ’nverso il campo girava la briglia,
     E ’l simigliante faceva Ulivieri;
     Così tutto quell’oste si scompiglia:
     Erminion sentì che que’ guerrieri
     Eran venuti e fanno maraviglia;
     E disse: Traditor di Macometto,
     E’ fia Rinaldo per più mio dispetto,

41 E ’l conte Orlando, che tornati sono:
     Altri non so ch’avessin tanto ardire,
     Di metter qua la vita in abbandono:
     Subito incontro gran gente fece ire,
     E disse: Io credo ancor che sarà buono
     Ch’io m’armi tosto; e l’arme fe venire,
     E ’l suo caval di fine acciaio coperto,
     Chè vincere o morir dispose certo.

42 Orlando in mezzo alla sua gente entrava,
     E una lancia, ch’egli aveva, abbassa;
     E ’l primo che allo scudo riscontrava,
     Lo scudo e l’arme e ’l petto gli trapassa:
     Poi trasse Durlindana, e martellava;
     Quant’arme truova, tante ne fracassa;
     Fece un macel di gente in poca dotta:19
     Rinaldo n’avea già morti una frotta.19a

43 Ed Ulivier facea quel che far suole;
     Ma tuttavia tenea gli occhi a colei,
     Ch’era sua scorta, come agli orbi il sole,
     Colpi menando dispietati e rei,
     Perchè soccorrer la sua dama vuole;
     Ovunque e’ guata, facea l’agnusdei,20
     Rivolto sempre alla sua dama bella,
     E quanto può sempre s’appressa a quella.