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192 il morgante maggiore.

49 E pure ancora in Morgante si fida,
     E dicea spesso: Il mio fallar ti costa,
     Ch’io temo questa gente non t’uccida.
     Ecco Rinaldo ch’al cerchio s’accosta,
     E com’e’ giunse, metteva alte grida,
     Tanto che molto la gente discosta:
     Oltre, gente bestial sanza vergogna,
     Poi ch’a due a piè tanto popol bisogna.

50 Fatevi a drieto; e Frusberta menava:
     Tutti sarete, Saracin, qui morti.
     Meridiana, quando l’ascoltava,
     Subito par che tutta si conforti:
     Allor Rinaldo i colpi raddoppiava,
     E vendicava di lei mille torti;
     E poi in un tratto, com’un leopardo,
     In mezzo il cerchio fe saltar Baiardo.

51 E fe saltar Meridiana in groppa,
     Che si gittò di terra com’un gatto,
     Nè mica parve affaticata o zoppa;25
     E fuor del cerchio risaltò in un tratto:
     Così con essa pel campo galoppa.
     Ognun ch’il vide ne fu stupefatto:
     Quest’è Rinaldo, o ’l gran Signor d’Angrante,
     Dicevan tutti: e lasciorno il gigante.

52 E molti al padiglion si ritornorno,
     Veggendo cose far sopra natura;
     In questo tempo giunse Salincorno;
     Meridiana il vide per ventura:
     Rinaldo nostro cavaliere adorno,
     Che non tenea Frusberta alla cintura,
     Gli trasse d’un fendente in sull’elmetto,
     Che gli cacciò Frusberta insino al petto.

53 E Salincorno cadde in sul terreno,
     E vendicata fu la damigella;
     Rinaldo prese il suo caval pel freno,
     E fe montar Meridiana in sella,
     Che vi saltò su in manco d’un baleno:
     E Ulivier, che vide la donzella,
     Disse: Io venivo ben per darti aiuto,
     Ma le schiere passar non ho potuto.