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canto decimo. 201

94 Are’ voluto Carlo onestamente
     Un dì Rinaldo dinanzi levarsi,
     E conosceva Orlando sì possente,
     Che dice in questo modo potre’ farsi.
     Rinaldo era inquieto e ’mpaziente,
     Nè Carlo volse di lui mai fidarsi,
     Rispetto avendo alle sue pazze furie;
     Poi gli avea fatte a’ suo’ dì mille ingiurie,

95 E tratto la corona già di testa.
     E’ si perdona per certo ogni offesa,
     Ma sempre pur nella memoria resta,
     E così l’uno all’altro contrappesa.
     Carlo pensossi di farne la festa,
     Veggendo Orlando e la sua furia accesa;
     Orlando tolse Rondello e Cortana,
     Chè non ha Vegliantin nè Durlindana.

96 Meridiana e Morgante n’andorno
     Con Carlo e con Orlando, per vedere;
     I paladini assai lo confortorno,
     Che non si lasci il signor del quartiere
     Combatter col cugin suo tanto adorno,
     Ma contrappor non puossi allo ’mperiere;
     E molto Carlo Man fu biasimato,
     Quantunque s’è con lor giustificato.

97 Tutta la corte s’avviava drieto,
     Per veder questi due baron provare;
     Morgante avea, come savio e discreto,
     Isconfortato molto il loro andare:
     Gano il sapea, e molto n’era lieto,
     Dicendo: Orlando so che l’ha ammazzare
     Quel traditor di Rinaldo d’Amone,
     Il qual d’ogni mal mio sempre è cagione.

98 Altri dicien pur de’ baron di corte:
     Carlo mi par che perda il sentimento;
     Se muor Rinaldo, e ’l Conte sia più forte,
     Non una volta il piangerà, ma cento;
     Se ’l prenze dessi ad Orlando la morte,
     Carlo a suo' dì non sarà più contento;
     Vennon pur ier di paesi lontani,
     Per salvar noi dall’oste de’ Pagani: