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208 il morgante maggiore.

129 E che dovessi rimandar la figlia;
     E s’egli è imperador giusto e da bene,
     Del tristo caso assai si maraviglia,
     Poich’Ulivier per femmina la tiene,
     Di che per tutta Francia si bisbiglia:38
     E che il gigante per sua parte viene,
     Che subito gli dia Meridiana,
     E rimandassi sua gente pagana.

130 E che se mai potrà farne vendetta,
     Che la farà per ogni modo ancora;
     Ma, come savio, luogo e tempo aspetta.
     Il fier gigante non fece dimora:
     Subitamente una sua alfana assetta,
     E presto uscì de’ pagan regni fora;
     Tolse la fromba,39 ed altri suoi vestigi,40
     E ’n poco tempo a Carlo fu a Parigi.

131 Tutto il popol correva per vedere
     Questo gigante, ch’era smisurato;
     Morgante non pareva un suo scudiere;
     A Carlo nella sala ne fu andato,
     E con parole assai arrogante e fiere
     In modo molto stran l’ha salutato:
     Macon t’abbatta come traditore,
     E disleale e ’ngiusto imperadore.

132 Il mio signor mi manda a te, Carlone,
     Che subito mi dia la sua figliuola,
     E tutto quanto il popol di Macone
     Che ti mandò, sanza farne parola;
     Ed Ulivier, quel ribaldo ghiottone,
     Colle mie mani impicchi per la gola:
     Così farò come e’ m’ha comandato,
     E punirollo d’ogni suo peccato.

133 A Caradoro è stato scritto, o Carlo,
     O Carlo, o Carlo (e crollava la testa),
     Della tua corte, che non puoi negarlo,
     Della sua figlia cosa disonesta;
     Non doveresti in tal modo trattarlo:
     Quel ch’io ti dico è cosa manifesta:
     Ulivier tuo la tien per concubina
     Così famosa e nobil Saracina.