134 Questo non è quel ch’egli are’ creduto,
Questa non è gentilezza di Franza,
Questo non è l’onor c’ha ricevuto,
Questa non è d’imperadore usanza;
Questa non è giustizia nè dovuto,
Questo non è buon segno d’amistanza:
Questa non è più la figliuola nostra,
Poi ch’ella è fatta concubina vostra.
135 Questo non è quel che promisse il conte,
Quand’e’ partì cogli altri del suo regno.
Così dicendo scoteva la fronte;
Ben parea pien di furore e di sdegno.
Carlo, sentendo ricordar tante onte,
Rispose: Ambasciador famoso e degno,
Per quello Iddio ch’ogni Cristiano adora,
Di ciò che di’ nulla ne ’ntendo ancora.
136 Tu m’hai fatto pensar per tutto il mondo,
E cosa che tu dica ancor non truovo;
Però questo al principio ti rispondo,
Come colui che certo ne son nuovo:
Il tuo signor famoso, alto e giocondo,
Per vero amico e molto caro appruovo:
Alla sua figlia ho fatto giusto onore,
Per mia corona, come imperadore.
137 Nè Ulivieri ha fatto mancamento,
Per quel ch’io sappi, o palese o coperto:
Che se ciò fussi, i’ sarei malcontento,
E non sarebbe giusto o degno merto.
Quando Ulivier vedea tanto ardimento,
Gridava: O imperador, troppo hai sofferto:
Che dice questo traditor ribaldo?
Così diceva il Danese e Rinaldo.
138 Meridiana, ch’era alla presenzia,
Non potè far non si turbassi in volto,
Quando sentì trattar di sua fallenzia,
Chè tal segreto stimava sepolto:
Perdonimi, dicea, la reverenzia
Del padre mio, e’ parla come stolto;
Chè sempre in questa corte sono stata
Da Ulivier più che d’altro onorata.