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canto decimo. 213


154 Caradoro aspettò più tempo invano,
     Che ne dovessi la figlia venire.
     Lasciam costoro, e ritorniamo a Gano,
     Che non vide il disegno riuscire;
     E manda così a dire a Carlo Mano,
     Come nell’altro canto vo’ seguire;
     Chè so ch’io v’ho tenuto troppo a tedio.
     Cristo sia vostra salute e rimedio.




NOTE.

1. contumace. Contumace dicesi colui che disobbedisce a’ giudici col non presentarsi, o col non farsi rappresentare, chiamato, innanzi loro. Qui è posto figuratamente.

13. suo disfacimento. Sua ruina, suo danno.

17. bracciali. Quella parte dell’armatura che arma il braccio. — arnesi. Chiamasi arnese l’armatura; e perchè essa serve a difendere la persona, il Castelvetro ha creduto potesse esser nata dal verbo greco ἀρνυμαι, che significa liberare, difendere; adducendo per prova di ciò quel verso di Dante,

Siede Peschiera, bello e furie arnese ec.;

dove sembra che cotal voce sia usata appunto in senso di opera, o strumento di difesa. Il Bembo, il Varchi e il Pergamini credono invece tal voce provenzale; e il Menagio tedesca, derivandola da arnisch, che ha tutti i significati della parola italiana arnese, la quale si estende eziandio a significare qualunque specie di fornimenti o masserizie di casa, di botteghe, di città, di navigli, d’eserciti e simili; insomma qualunque mobile non informato d’anima, come dire il Castelvetro; il quale soggiunge: «e vogliono alcuni che sia detto arnese, quasi armese; sapendo che la significazione dell’arma si distende ad ogni mobile non animato. Il che nè approvo nè riprovo; ma dirò bene che si potrebbe credere che potesse venire da ornare quasi ornese, ed ornamento; poichè o passa senza difficoltà in a, come già è stato detto.»

20. stabilito. Posto, collocato; chè il verbo stabilire ha, fra gli altri, anche questo significato.

24. piastra. L’armatura del dosso, che era fatta di lamine o piastre di metallo unite insieme. Viene dal greco πλάσσειν, formare.

25. qualche otto leghe. Circa otto leghe.

26. E metter ci potrebbe in qualche gogna. Qui gogna è adoperato figuratamente in senso di impaccio, intrigo, o simili. In senso proprio però vale quel luogo ove si espongono in pubblico i malfattori, colle mani legate di dietro, e con sul petto un cartello indicante il delitto da essi commesso, e con un ferro al collo, il quale pure chiamasi gogna. Vogliono alcuni che questo ferro posto al collo dei malfattori sia una cosa stessa con quel che i Latini appellavan numellæ; e fanno da questa voce derivare berlina, che significa lo stesso che gogna, in questa forma: Numella, Numellina, Mellina, Merlina, Berlina. Ma checchè altri si dica, è chiaro che la gogna, più che alle numelle, rassomiglia al collare che i Romani ponevano al collo degli schiavi fuggitivi, e del quale parla Plauto nella commedia dei Captivi, Atto 2º, scena 2, Collus collaria caret; o Lucilio, appresso Nonio:

Cum manieis catulo, collarique, ut fugitivum
Deportem,