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canto decimoprimo. 225

34 Rinaldo come giunse, al suo Baiardo
     Una fiancata dette cogli sproni;
     Vennegli incontra il marchese gagliardo;
     Non si conoscon questi due baroni:
     Due colpi grandi sanza alcun riguardo
     A mezzo il corso dettonsi i campioni;
     Le lance in aria pel colpo ne vanno,
     Ma l’uno all’altro facea poco danno.

35 Salvo che ginocchion vanno i destrieri,
     E nel cader l’elmetto si dilaccia
     Al valoroso marchese Ulivieri,
     Tanto che tutta scoperse la faccia.
     Videl Rinaldo, e fece assai pensieri
     Di dargli morte, e fuggir via poi in caccia;
     Pur si ritenne per miglior partito:
     Ulivier si rizzò tutto smarrito.

36 Allor Rinaldo un’altra lancia prese,
     E rivoltossi col cavallo a tondo;
     Vide venire un certo Maganzese,
     Che si chiamava per nome Frasmondo:
     Sopra lo scudo la lancia giù scese,
     Gittalo in terra, e poi gittò il secondo,
     Cioè Grifon ch’avea molta possanza,
     Ch’era mandato da Gan di Maganza.

37 Quivi combatte il signor d’Inghilterra,
     Ed or questo or quell’altro manda al piano:
     Molti n’aveva cacciati per terra:
     Rinaldo guarda se cognosce Gano,
     Videlo un tratto, e Baiardo disserra;
     E com’e’ giunse al traditor villano,
     Per fargli il giuoco, se poteva, netto,
     Gli pose alla visiera dell’elmetto.8

38 Gan si scontorse tutto in sull’arcione,
     La lancia si spezzò subitamente;
     E ’l suo forte destrier Mattafellone
     S’accosciò in terra, se Turpin non mente:
     E come fu caduto Ganellone,
     Subito intorno gli fu molta gente
     De’ Maganzesi, e corsono aiutallo,
     E rilevato fu su col cavallo.