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226 il morgante maggiore.

39 Quanti ne scontra Rinaldo quel giorno,
     Tanti per terra par che ne trabocchi;
     Alda la bella al cavaliere adorno
     Sempre teneva quel dì fiso gli occhi;
     E quanti cavalier con lui giostrorno,
     Parvon le lance gambi di finocchi;
     Tanto che molto piacque a Gallerana,
     Ch’era con Alda e con Meridiana.

40 Fatta la giostra, fu dato l’onore
     Al buon Rinaldo, che lo meritava;
     Alda la bella al baron di valore
     Un ricco diamante poi donava,
     Dicendo: Questo porta per mio amore;
     E Gallerana un rubin suo gli dava,
     Tanto lor parve un cavalier possente:
     Rinaldo gli accettò cortesemente.

41 Tornossi all’oste di fuor della terra
     Rinaldo con Astolfo e col fratello:
     Gan perch’avuta vergogna avea in guerra,
     Vituperato, drento il suo cor fello
     Pensò di far con sua gente tal serra
     Al paladin ch’egli uccidessi quello,
     Acciò che tanti cavalier prestanti
     D’aver vinti quel giorno non si vanti.

42 Subito fuor di Parigi son corsi,
     E giunti all’oste, Rinaldo trovaro,
     E cominciorno con graffi e con morsi
     A volerlo atterrar sanza riparo;
     Così con esso a battaglia appiccorsi,
     Tanto che Astolfo per forza pigliaro,
     E con fatica Rinaldo è fuggito
     Con Ricciardetto che l’avea seguito.

43 Gan fece a Astolfo l’elmetto cavare,
     Con intenzion di dargli poi la morte,
     Ma saper prima ben d’ogni suo affare,
     E del compagno suo ch’è tanto forte.
     Come il conobbe, cominciò a parlare:
     Tu se’ quel traditor, che nostra corte
     Vituperasti sempre e Carlo Mano,
     E malandrin se’ fatto a Montalbano?