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canto decimoprimo. 227

44 I tuoi peccati t’hanno pur condotto
     Dove tu merti, se tu guardi bene
     Alla tua vita; e pagherai lo scotto
     Di quel c’hai fatto con affanni e pene.
     Astolfo per dolor non facea motto:
     Gan di Maganza a Parigi ne viene,
     E giunto a Carlo, tutto in volto lieto,
     Gli dette Astolfo in sue man di segreto.

45 Questo facea, perchè non abbi aiuto,
     Nè per la via scoperto l’ha a persona,
     Acciò che non sia tolto o conosciuto;
     E dice: O Carlo Mano, alta corona,
     Fallo impiccar, chè tu farai il dovuto;
     Alla sua vita mai fe cosa buona;
     Se tu ragguardi nel tempo passato
     Per mille vie le forche ha meritato.

46 Carlo lo fece mettere in prigione,
     Per ordinar di farne aspra giustizia.
     Mentre che questo ordinava Carlone,
     E Gan tutto era acceso di letizia;
     Rinaldo, ch’era pien di passione,
     Sentia d’Astolfo al cor molta tristizia:
     E pensa pur com’e’ possa aiutarlo,
     Chè dicea: Carlo Man farà impiccarlo.

47 Orlando appunto a Montalban giugnea,
     Quale era stato per molti paesi,
     E rivedere il suo cugin volea;
     E Ricciardetto e lui truova sospesi:
     Rinaldo poi d’Astolfo gli dicea.
     Or questo par ch’al conte molto pesi,
     Chè in Agrismonte stato era di Buovo,
     E non sapea di questo caso nuovo.

48 E accordossi con Rinaldo insieme,
     Che non gli fia la vita perdonata;
     E Malagigi ha perduta ogni speme,
     Però che Carlo un’ostia consecrata
     Gli ha messo addosso, chè dell’arte teme
     Di Malagigi; e la prigion guardata
     In modo avea, che non si può aiutare,
     Nè con ingegni o spirti liberare.