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228 il morgante maggiore.

49 Diceva Orlando: Io per me son disposto
     Insieme con Astolfo ire a morire.
     Disse Rinaldo: Ed io; facciam pur tosto,
     Però che non è tempo da dormire.
     Come il Sol fu nell’ocean nascosto,
     Subito l’arme si fecion guernire;
     E Ricciardetto con seco menorno,
     E cavalcâr la notte insino al giorno.

50 La mattina per tempo capitati
     Furon fuor delle porte di Parigi,
     E non si sono a gnun manifestati,
     Ma stettonsi nascosi in San Dionigi:
     E certi viandanti son passati;
     Orlando drieto mandò lor Terigi,
     A domandar se novelle sapieno
     Di corte, e quel che i paladin facieno.

51 Fugli risposto: Niente sappiàno,
     Se non ch’egli è certo mormoramento,
     Ch’un de’ baroni impicca Carlo Mano
     Questa mattina per suo mancamento;
     Le forche qua su la strada veggiàno.
     Altre novelle non sentimmo drento.
     Terigi presto ritornava al conte,
     E di Parigi le novelle ha conte.

52 Disse Rinaldo: E’ fa pur daddovero;
     Ben debbe goder or quel traditore.
     Diceva Orlando: E’ fallerà il pensiero,
     Se tu mi segui, cugin, di buon cuore.
     Disse Rinaldo: Morir teco spero,
     E ’l primo uccider Carlo imperadore,
     Prima ch’Astolfo, come Gano agogna,
     Vegga morir con tanta sua vergogna.

53 Io trarrò a Gano il cuor prima del petto,
     Ch’i’ sofferi veder mai tanto duolo;
     Così la fede, Orlando, ti prometto,
     Io verrò teco in mezzo dello stuolo
     Così sbandito sanza alcun sospetto,
     S’io vi dovessi morto restar solo.
     E così insieme congiurati sono
     Di mettersi alla morte in abbandono.