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230 il morgante maggiore.

59 Carlo rispose: Gan, sia tua la cura:
     Fa che la giustizia abbi suo dovere;
     Quel che bisogna, a tutto ben procura.
     Gan gli rispose: E’ fia fatto, imperiere,
     Di questo sta colla mente sicura;
     Se Astolfo prima volessi vedere
     Ch’io ’l meni via, il trarrò di prigione,
     Per isfogarti a tua consolazione.

60 Rispose Carlo: Fatelo venire.
     Astolfo innanzi a Carlo fu menato;
     Carlo comincia iratamente a dire,
     Poi ch’a’ suoi piè se gli fu inginocchiato:
     Com’hai tu avuto, Astolfo, tanto ardire,
     Con quel ribaldo, tristo, scellerato,
     Venire a corte, e già circa tre mesi
     Mettere in preda tutti i miei paesi?

61 Perch’io avevo Rinaldo sbandito,
     Quand’io pensai tu mi fussi fedele,
     A Montalban con lui ti se’ fuggito,
     E fatto un uom micidiale e crudele;
     Del tuo peccato è tempo sia punito,
     E dopo il dolce poi si gusta il fiele:
     Della tua morte e di tue opre ladre
     Non me ne incresce, ma sol del tuo padre.

62 Otton fuor di Parigi doloroso
     S’era fuggito, per non veder solo
     Afflitto vecchio, misero, angoscioso
     Morir sì tristamente il suo figliuolo.
     Astolfo allor col viso lacrimoso
     Rispose con sospiri e con gran duolo,
     E disse umilemente: O imperadore,
     Io mi t’accuso, e chiamo peccatore.

63 Io non posso negar, che la corona
     Non abbi offesa assai col mio cugino;
     Ma se per te mai cosa giusta o buona
     Ho fatto, mentre io fui tuo paladino
     Per lunghi tempi, Carlo, or mi perdona
     Per quel Gesue che perdonò a Longino,
     Pel padre mio, tuo servo e caro amico,
     Se mai piaciuto t’è pel tempo antico;