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canto decimoprimo. 239

104 Orlando è in mezzo di que’ di Maganza,
     E mena colpi di drieto e davante
     Con Durlindana, e faceva l’usanza:
     Quanti ne giugne, al ciel volgon le piante.
     E Ricciardetto, c’ha molta possanza,
     Molti n’uccide col brando pesante;
     Com’un leon famelico ognun rugge:
     Gan da Pontier verso Parigi fugge.

105 E’ si vedea in un tratto sbaragliare
     I Maganzesi, e fuggir per paura
     Chi qua chi là, pur che possa campare.
     Trasse Rinaldo un colpo per ventura,
     Un Maganzese morto fe cascare
     E tolsegli il cavallo e l’armadura;
     E rassettava Astolfo d’Inghilterra.
     E corron tutti poi verso la terra.

106 I Maganzesi innanzi si cacciavano
     Come il lupo suol far le pecorelle,
     E questo e quello e quell’altro tagliavano,
     E braccia in terra balzano e cervelle;
     Fino alle mura i colpi raddoppiavano,
     Cacciando i brandi giù per le mascelle;
     Altri avean fessi insin sopra gli arcioni,
     Chi insino al petto, e chi insino a’ talloni.

107 Astolfo poi ch’a caval fu montato,
     Tra’ Maganzesi a gran furor si getta,
     Gridando: Popol crudo e rinnegato,
     Gente bestiale, iniqua e maladetta,
     Io ti gastigherò del tuo peccato;
     E con la spada facea gran vendetta,
     E molta avea di quella turba morta,
     Prima ch’entrati sien drento alla porta.

108 Ricciardetto era a Ganellone a’ fianchi,
     E col caval lo seguia a tutta briglia:
     Dunque convien che ’l traditore arranchi,
     Perchè da lui non levava le ciglia:
     Giunti in Parigi i baron degni e franchi,
     Subito tutto il popol si scompiglia;
     E come fu saputa tal novella,
     Subito i paladin montorno in sella.