23 Rinaldo era venuto, come scrisse
Astolfo, e con sua gente stava attento
Aspettar che ’l fratel di fuor venisse;
Vide in un tratto gli stendardi al vento
Prima che fuor Ricciardetto apparisse,
E Smeriglion che si facea contento,
E molto a quel mestier pareva destro,
E ’l buon Vivian ch’era l’altro maestro.
24 Non aspettò che, come Astolfo, venga
Fino alle forche, ma tosto si mosse,
Acciò ch’alcuno scherno non sostenga,
Che nella fronte sputato gli fosse;
Verso la porta par che ’l cammin tenga;
Tra’ Maganzesi in un tratto percosse;
E Ricciardetto suo fu sciolto presto,
Che, com’Astolfo, al collo avea il capresto.
25 Or qua or là si scaglia con Baiardo,
E fece cose quel dì con Frusberta,
Che chi ’l dicessi fia detto bugiardo;
Ma come fu la novella scoperta,
Ognun fuggiva: in questo tempo Alardo
Ismeriglion colla zucca scoperta
Trovava, e con un colpo, che diè a quello,
Gli partì il capo, e fessegli il cervello.
26 E poi si volse con molta tempesta
Verso Vivian da Pontier, ch’era appresso,
E colla spada gli diè in sulla testa,
L’elmo e la cuffia insino al mento ha fesso:
Rinaldo a Gan terminò far la festa,
E finalmente s’appicca con esso:
E ’n su ’l braccio d’un colpo l’ha ferito,
Che cadde in terra pel duol tramortito.
27 E fu portato come morto via;
E Ricciardetto sopra un destrier monta,
Che Smeriglione abbandonato avia,
E colla spada tra costor s’affronta:
E colpi e le gran cose che facia,
Per non tediar chi legge, non si conta:
Carlo era corso già insino alla porta,
Vide Rinaldo, e molta gente morta